
Una ballata metropolitana che utilizzando un linguaggio urbano attinge all’antica arte del Cunto; antico e contemporaneo si mischiano cercando una lingua universale che parli col suono più che col significato. È un racconto personale eppure collettivo allo stesso momento. E’ il punto di vista del cielo che guarda la folla colorata, i suoni, le danze, i canti, le speranze del mondo che si incontrano in un unico cammino. Poi di colpo, come in una brutta fiaba, tutto sale verso l’alto come il fumo nero dei lacrimogeni, le urla di paura, gli schizzi di sangue, la rabbia che spacca il petto, le fughe per le scalinate … e dopo ore ecco il fischio del treno che riparte per andar via lasciando un pezzo di ognuno li tra quelle strade, sotto quel cielo.